Estée Lauder: il business del make up e' italiano Manager italiano guida

Estée Lauder: manager italiano porta il fatturato a raddoppiare!

Molto spesso sentiamo di scuole italiane che non sono all’altezza di quelle estere. Molto spesso sentiamo di grandi manager “self-made” che hanno fatto fortuna o che hanno fatto fare fortuna di aziende estere.
Ma invece c’é un’italia alla guida, fatta di risrse ed eccellenze che molto spesso si trovano all’estero a guidare colossi.

In questo caso vi parlo del business della bellezza, il make-up, sempre piú popolare e tecnologizzato sopattutto grazie ai canali social dove tutorial di come diventare belle fanno da padrone.
Come avevo scritto in QUESTO ARTICOLO

C’è un’Italia che guida aziende estere esplosive per efficacia sui mercati economico-finanziari.


Qualche nome?

Il primo é quello di Fabrizio Freda, napoletano, 62 anni. Amministratore delegato di Estée Lauder dal 2009, ritenuto uno dei manager più stimati (e pagati) di Wall Street, ha portato il colosso della bellezza ai record, scrive L’Economia del Corriere.
In dieci anni il fatturato è più che raddoppiato da 7,3 a 14,9 miliardi di dollari e i profitti per azione sono saliti di sette volte.

Il metodo?

Spingere sui mercati emergenti per conquistarne la middle class e circondarsi di Millennial per non finire soffocati da Internet.
«Credo che essere italiani insegni molto in fatto di cultura, bellezza e saper vivere — dice —. E che questi valori siano spendibili per eccellere in molti campi».
Potenzialità che spesso si scontra con l’altra Italia: quella delle disparità fiscali, che penalizzano le buste paga dei dipendenti e la crescita dell’economia.

È chiaro che, nell’industria, c’è quella che va e quella che frena. E i casi contrapposti d’attualità sono qui il tandem Fincantieri-Leonardo e Atlantia.
Le due aziende di Stato hanno appena messo a segno due colpi, è il caso di dirlo, nella Difesa: la prima annunciando la joint venture Naviris con i francesi, la seconda vendendo elicotteri all’America di Donald Trump. Dove entrambe vogliono ora espandersi: la carta segreta si chiama alleanza e gli stabilimenti in loco potranno fare il resto.

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